Considerazioni in margine al convegno ISMAA del 9 Febbraio 2018

Aperti concreti canali di dialogo e di cooperazione e approfondite esperienze ed analisi sul rapporto tra sviluppo dei paesi africani, migrazioni, politiche di cooperazione e ruolo dell’Italia grazie al Convegno tenutosi il 9 febbraio scorso presso la Camera dei Deputati, promosso da ISMAA con il patrocinio del Ministero degli Esteri e in collaborazione con la Rete Italiana per il Dialogo Euromediterraneo della Fondazione Anna Lindh, RIDE, che ha visto una numerosa e qualificata partecipazione di operatori, esperti e figure rappresentative del mondo istituzionale italiano e dei Paesi africani.
Nella sua ampia formulazione, il tema al centro del convegno richiedeva un deciso superamento delle generalizzazioni e proponeva un approccio focalizzato su temi ed esperienze particolari mettendo nel dovuto risalto la svolta strategica intervenuta in occasione del recente Summit Africa – UE di Abidjan (Nov. 2017), seguito poi a Roma dalla 3° edizione dei MED Dialogues (Dic. 2017).
La partecipazione al Convegno di alcuni autorevoli Ambasciatori di Paesi dell’Africa, quali Marocco, Egitto, Tunisia, Ghana, le loro documentate comunicazioni e testimonianze, le relazioni di rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, di esperti di geopolitica e flussi migratori, di associazioni impegnate da lungo tempo in Africa, hanno fornito un interessante e ricco confronto di angoli visuali e prospettive varie, creando le premesse per l’auspicata condivisione di un patrimonio di informazioni, conoscenze, esperienze.
Sono emerse alcune delle principali problematiche di tipo demografico, sociologico, economico, culturale e strategico nelle relazioni tra Paesi europei ed africani ed è apparso evidente che solo un’attenta e profonda valutazione dei vari aspetti della questione permetterà un avanzamento nelle prossime politiche di cooperazione dell’Italia mirate a ridisegnare con efficacia il ruolo del nostro Paese come “big player” mediterraneo nell’ambito dell’ Unione Europea.
L’estrema diversificazione dei Paesi dell’Africa Mediterranea, Settentrionale ed Orientale, dal Marocco alla Tunisia all’Egitto, alla Libia, all’Etiopia ed Eritrea, dei paesi del Sahel, dal Ghana alla Nigeria, del Golfo di Guinea, del Sud Africa, impone di abbandonare approcci ormai storicamente superati ed approssimazioni, di accrescere l’informazione sulle diverse identità e sui fenomeni migratori che negli ultimi decenni hanno investito senza sosta le popolazioni africane, sulle cause del protrarsi di una povertà endemica in un continente dalle immense risorse petrolifere, minerarie ed umane.che ha attirato l’interesse della Cina con i suoi ingenti investimenti (infrastrutture, produzioni agricole, ecc.).
Invita, d’altra parte, a inquadrare con più lucidità quali siano stati e quali siano i trend post-coloniali delle politiche dell’Italia e degli altri governi europei nei confronti dei diversi interlocutori africani, quali gli accordi economici stipulati, i trattati di cooperazione avviati, le battute d’arresto.
Sono gli esiti del Summit tenutosi ad Abidjan ad aver segnato una svolta nella impostazione delle relazioni tra Europa e Paesi africani, ispirata per il futuro a principi di partenariato solidale e condiviso volto alla promozione di uno sviluppo equilibrato e sostenibile.
Facendo proprie le indicazioni fondamentali del Summit, il Convegno ha riportato e messo in risalto le priorità comuni fra gli attori africani ed europei: favorire lo sviluppo dell’istruzione, creare opportunità economiche per le giovani generazioni e per le donne, favorire misure per la pace e la sicurezza, operare una governance della mobilità e migrazione, favorire una cooperazione dei vari soggetti in tal senso.
Nelle conclusioni del Convegno, un invito al rafforzamento di un quadro sistemico di sviluppo tra l’Europa ed i Paesi africani, e la ricerca di una metodologia condivisa che permetta il moltiplicarsi di progettualità e sinergie tra le componenti dei diversi Paesi per piani comuni di sviluppo che, nell’ attenta valutazione della specificità dei rispettivi territori e realtà locali, abbiano come obiettivo la creazione di nuove micro e piccole imprese supportate da iniziative di microcredito, il trasferimento di know-how, la realizzazione di centri di formazione.
Il dialogo avviato nel corso del convegno tra i contributi dei vari oratori, unito agli approfondimenti portati dagli esperti di ISMAA, ha posto le premesse per attivare una piattaforma per nuovi prossimi appuntamenti.

di Magda Pedace e Vincenzo Valenti

Per gli interessati la registrazione del Convegno è disponibile su Radio Radicale.

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